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LA TERZA FASE

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di  Lucia Vignolo E quindi sono entrata nella terza fase.   E non è che ci sono entrata ora eh... è già da un po' che sono consapevole di esserci dentro, in pratica da quando ho compiuto i sessanta. Mi sono detta che la vita è divisa in tre parti. Trenta sessanta novanta. Perchè più o meno, salvo imprevisti, verso i novanta ci arriviamo. Fino ai trenta possiamo considerarci giovani, ovvero in formazione, ovvero con licenza di cambiare di sbagliare di sognare con una certa leggerezza. Dai trenta ai sessanta cambiamo sbagliamo e sogniamo lo stesso ma sempre a ragion veduta, valutando, soppesando. E poi arrivano i sessanta, e sorprendentemente ti accorgi che c'è qualcosa di diverso.  Diciamo che vai giù liscio come l'olio, gli accadimenti non ti pigliano più di sorpresa, hai sempre in valigia una qualche esperienza cui fare riferimento, quella che una volta si chiamava saggezza, ma oggi sembra persino una parola troppo pomposa, non allineata con il gio

ENANTIODROMIA: LA RICETTA ANTIAGE

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Non è un farmaco, non è un trattamento estetico, né una posizione yoga. E nemmeno una bestemmia. Deriva dal greco enantios (contro) e dromos (corsa); corsa nell’opposto. Gli antichi greci, che come direbbe Galimberti sono stati il popolo più intelligente del mondo, avevano fatto delle osservazioni davvero straordinarie. Per esempio Eraclito aveva notato che ogni cosa tende a ricadere nel suo opposto, in un eterno divenire, mantenendo dunque l’armonia degli opposti. «Ciò che si oppone conviene, e dalle cose che differiscono si genera l'armonia più bella, e tutte le cose nascono secondo gara e contesa.» Yung, un altro che non si lasciava sfuggire niente, riprese questo concetto per applicarlo ai suoi studi di psicologia.   Egli aveva notato che quando la parte razionale di un individuo tende a prendere una direzione unilaterale, una convinzione dominante, inevitabilmente nel suo inconscio prende forma un altrettanto potente opposto, che tende ad inibire la parte c

IL POSSESSO E L’APPARTENENZA

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La MIA casa… i MIEI figli… il MIO compagno… la cultura del possesso. Qualche giorno fa ho ascoltato un   breve intervento di Raffaele Morelli sul tema dell’amore nell’età più matura. Suggeriva di vivere l’amore senza però innamorarsi.   L’innamoramento, dice, attiene all’età giovanile, quando non riusciamo a prescindere dall’idea di “possedere”, far nostre le persone, come le cose. Ma l’amore… l’amore è più libero, più aperto, ed è … eterno! Eterno? Ma non è una contraddizione? No. Io ci avevo già riflettuto un po’ di anni fa su questa faccenda dell’amore eterno. Il vero amore è eterno ma questo non significa che lega a noi per sempre la persona amata. Amare una persona non è possederla ma essere posseduti dall’amore, non dalla persona. Se si riesce a prescindere dal possesso, possiamo viverne l’eternità dell’amore nel qui e ora, nella relazione sessuale. E quando questa relazione sessuale dovesse malauguratamente   interrompersi, potrà esserci posto per un’

VORREI VEDERTI INVECCHIARE (salmo)

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di Antonio Strafella Una cosa chiedo al Signore: poterti vedere invecchiare. Se un giorno abiterò nella casa del Signore gusterò si, le Sue dolcezze, ma ancora una cosa gli chiederò: "in un angolo, in un piccolo angolo Signore fa che io possa vederla invecchiare". Si questo Gli chiederò In quel dolce rifugio, voglio vederti invecchiare, come ora voglio vederti danzare, ammiccare e cantare. Se ora prego: "non nascondermi il Tuo Volto Signore." Quando vedrò il Suo, pregherò: "non nascondermi il volto di lei, fai che da quassù possa vederla invecchiare". Voglio vedere i tuoi capelli incanutire, nel tuo volto liscio e pulito comparire la prima ruga. Gli occhi cerchiarsi dall'ingiuria degli anni. Voglio vedere il viso segnato dal lavoro e dalla felicità. Si, voglio vederti invecchiare, voglio questo sforzo perché nel mio cuore ti vedrò per sempre giovane. Si, questo chiederò al Signore, di poterti vedere invecchiare. Invecchiare al sicuro, al sicuro e

SALENTO MON AMOUR

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di Lucia Vignolo SABATO SERA Sophie, l’amica francese, quasi italiana, che a Genova c’è già stata più anni di quanti ne abbia trascorsi in Francia. La casa di Sophie, scaffali pieni di libri in soggiorno e scaffali pieni di scarpe in corridoio, centottanta paia, conservate in una teoria di scatole diseguali catalogate da etichette che ne riportano il tipo e il colore; sandalo rosso, stivaletto marrone… La cucina di Sophie, mobili neri e terracotte bianche,  dove lei cucina le crepes e la onion soup, un filo rosso con la sua terra natia. Sabato da Sophie, a pranzo e a cena, che c’è tanto da raccontare, di lavoro, di viaggi, di cultura, di amori passati e sognati. Lo squillo del campanello della casa di Sophie, alle ventuno in punto, mentre il caffè d’orzo è appena stato versato nelle chicchere decorate da una coccinella rossa e nera, a concludere la cena “dietetica”. “Aspetti qualcuno?” chiede Valeria, il cucchiaino a mezzaria che ancora non si è tuffato nella tazz

TI PORTO AL SUCCESSO !

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di Lucia Vignolo Diffido sempre dai corsi di formazione che esibiscono questa promessa. Come quelli che promettono di “scioglierti i blocchi”. O anche, per entrare nel mio settore, quelli che ti fanno “dimagrire mangiando”, omettendo che ciò avverrà mangiando meno di prima, molto meno… I coach e i counselor svolgono un lavoro difficile e delicato, e dovrebbero essere più prudenti e chiari nel linguaggio. Prendiamo appunto il successo. Che cosa intendiamo per successo? Il dizionario dice “esito favorevole; buona riuscita”. La parola però suggerisce qualcosa di più complesso; qualcosa di imponente. Se ci chiedessero di fare il nome di una persona di successo, salterebbero fuori personaggi ricchi e famosi: i cosiddetti VIP. A chi verrebbe in mente di considerare persona di successo il vicino di casa che ha tirato su un paio di figlioli rispettosi e buoni, è stato sempre onesto, ha lavorato dando il meglio di se, ha aiutato gli amici nel bisogno, è stato sempre fedele

IL VELO DEL SILENZIO

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di Lucia Vignolo "Non voglio parlare di questo argomento, abbi pazienza,” le disse lui che la pazienza la stava perdendo e aveva alzato il tono di voce;     “si tratta di una storia passata, finita, morta e sepolta, e non la voglio riesumare. Mi spiace se ho sbagliato, se ho fatto soffrire delle persone, te in particolare, ma non so cosa farci, il passato non si cambia, ed è inutile riparlarne. Così la penso io.” “Ma veramente sei tu che…”    Lui la interruppe “Ascolta Tony, mi va bene parlare di tutto quel che vuoi, parlare di noi due, ma non di questa faccenda!”     “sei tu” riprese Tony   “che hai spostato il discorso; la lingua batte dove il dente duole quindi, io avevo solo osservato che non hai ancora risolto la questione, e questa tua reazione così…. vivace diciamo… me lo conferma. Ma non avevo intenzione di ridiscuterne. Una pura e semplice constatazione, sarà per deformazione professionale…” Melania Antony era una psicoterapeuta, cinquantacinque anni ben port